
Maricla e la sua esperienza al campo rifugiati
Qualche giorno fa ho avuto il piacere di intervistare Maricla, una ragazza italiana che ha deciso di cambiare la sua vita e di fare delle esperienze incredibili in giro per il mondo. Spero che questa storia possa essere di ispirazione a molte altre persone, in particolare donne.
Chi è Maricla?
Bella domanda J Mi definirei una cittadina del mondo, un’anima antica e libera. Ho sempre reputato la libertà e la sincerità due valori fondamentali. Adoro scrivere, leggere, esplorare posti nuovi e passare del tempo con persone genuinamente affini a me (anche se mi piace tanto stare da sola).
Com’era la tua vita in Italia?
Sono nata e cresciuta in un piccolo paese della Toscana, in una famiglia che – l’ho capito dopo tanti anni – era tossica e disfunzionale. Sono sempre stata un’idealista e ho sempre saputo di voler viaggiare e scrivere, nonché di voler fare la mia parte per rendere il mondo un posto migliore. Nel paesino nessuno mi capiva, in famiglia idem. A novembre 2021 ho chiuso i ponti con la mia famiglia (tranne che con mia sorella) e sono andata a prendermi la mia vita.
Cosa ti ha spinto a partire?
La consapevolezza che, se non lo avessi fatto, sarei “morta”. Ci sono tanti modi di morire, di solito pensiamo a quello fisico, ma chi vive in una situazione di costrizione e soffocamento emotivo sa benissimo che ce ne sono anche altri. Ero arrivata a un punto in cui la situazione in famiglia era diventata intollerabile e mi sono detta, “hai 37 anni, se non te ne vai da questa situazione ora, rischi di non farlo mai più!”. La Cambogia mi ha sempre “chiamata” e così, a luglio del 2022, sono partita alla volta di Phnom Penh.


Dove ti trovi ora?
In Cambogia. Ora abito qui.
Di cosa ti occupi?
Scrivo, viaggio (al momento all’interno del Paese, ma ho in programma altri viaggi fuori dalla Cambogia in futuro) e semplicemente vivo qui. La Cambogia è un Paese meraviglioso e complesso, con delle ferite – prima fra tutte il genocidio perpetrato dai Khmer Rossi, dal 1975 al 1979, che ha portato all’uccisione di circa 2 milioni di cambogiani – ancora aperte. Nonostante le difficoltà del passato e, a volte, anche del presente, i cambogiani sono persone meravigliose, sorridenti e resilienti. La “mela marcia” sicuramente ci sarà anche qui, ma io adoro andare in giro, mescolarmi alla gente del posto, perché qui la gente ti sorride, ti parla in maniera semplice, e la vita ha tutto un altro sapore. Il mio obiettivo è quello di continuare a viaggiare e scrivere, pubblicando romanzi per ragazzi in inglese (sempre su temi umanitari) e usando Instagtam come luogo virtuale attraverso il quale far arrivare le voci e le storie di chi incontro alle orecchie degli occidentali. Purtroppo, sappiamo tutti come il mondo stia affrontando uno dei periodi peggiori di sempre e penso che sia dovere di tutti noi informarci regolarmente su cosa accade nei vari Paesi, oltre i titoli dei principali media, e avere a cuore le storie, il presente e il futuro anche delle persone che abitano geograficamente lontano da noi.
Com’è stata la tua esperienza al campo profughi?
A gennaio 2022 ho partecipato a una missione di una settimana in un campo profughi spontaneo al confine turco-siriano con la Onlus italiana “Support and Sustain Children“. Non mi stanco mai di raccontare del loro operato perché ho visto con i miei occhi quello che fanno, non solo come ogni centesimo sia usato per aiutare le persone del campo, ma anche come Arianna, la fondatrice, e il resto del team vadano lì regolarmente per avere e mantenere un rapporto umano con le persone che vivono al campo. Purtroppo lì manca una rete sociale anche basilare, c’è una distesa di tende e basta. Mancano anche le opportunità. Ci sono bambini senza certificato di nascita, persone senza documenti, ragazzine date in spose, lavoro minorile, disabilità e malattia. Fra le altre cose, SSCh gestisce due “tende arcobaleno”, ovvero delle scuole che danno istruzione ai bambini e ai ragazzi del campo. SSCh porta avanti anche altri progetti e, in seguito al recente terremoto, è intervenuta subito per aiutare le persone in difficoltà. Ne approfitto per incoraggiare chi sta leggendo a visitare la loro pagina Facebook dove potrete trovare tutte le informazioni al riguardo. A livello personale, nonostante avessi visto molti video di persone che erano state nei campi profughi, quando ti ritrovi di persona fra quelle tende, quello che si prova è davvero difficile da spiegare. Da una parte ti ritrovi davanti al risultato del lato peggiore della razza umana e dall’altro, data la gentilezza e l’altruismo delle persone del campo nei nostri confronti, hai modo di toccare con mano un’umanità che in Occidente, spesso, è andata ormai perduta.

Che consigli daresti ad altre donne che vogliono fare la tua stessa esperienza?
Nel mio caso non si tratta di “fare un’esperienza”, ma di aver abbracciato un determinato stile di vita. Sin da quando ero piccola ho sempre saputo che avrei dovuto fare qualcosa per rendere il mondo un po’ meglio di come lo avevo trovato e che non mi sarei “accontentata” di una vita tradizionale, che magari può andare bene per molti, ma sapevo che non sarebbe andata bene per me. Io penso che, per fare veramente la differenza, sia necessario riprogrammare il proprio mindset perché in Occidente c’insegnano tutto tranne che a essere genuinamente legati gli uni agli altri senza confini, limiti o pregiudizi di sorta. Fatto questo, ognuno troverà il suo modo per vivere delle esperienze che gli permettano di avere una vita soddisfacente. Qui in Cambogia, per esempio, ho incontrato tante persone occidentali che hanno mollato le loro vite nei loro Paesi non per fare volontariato fine a sé stesso, o volonturismo, e neanche per prendersi una parentesi, ma che hanno optato per uno stile di vita reputato, spesso, “strano” o “al di fuori dalla norma”, che include viaggiare e aiutare. Ho conosciuto un uomo canadese che viaggia e pulisce le spiagge dalla spazzatura, un americano che ha fondato una Onlus che apre pozzi nei villaggi e proprio oggi ho conosciuto una donna inglese che sta insegnando in una scuola locale, gestita da una Onlus, e lo farà per tanto tempo, rimanendo a vivere qui. Non si tratta di “esperienze”, come può essere, appunto, quella di fare volontariato per 1-2 settimane, ma di mettere determinati valori al centro della propria esistenza e muoversi seguendo quella bussola.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Come ho accennato, vorrei creare una community su Instagram di persone genuinamente interessate a quello che succede nel mondo, semplicemente perché siamo tutti sulla stessa barca. Voglio anche continuare a scrivere articoli e posts riguardo alle persone e situazioni con cui entro in contatto e, per poterlo fare, oltre che continuare a dedicare tempo e attenzione alla Cambogia, devo continuare a viaggiare. Infine, sto lavorando al mio primo romanzo per ragazzi in inglese. Sono alla fase dell’editing con una professionista americana. Il mio obiettivo è pubblicarlo negli Stati Uniti e, perché no?, in tutto il mondo, e poi continuare a scriverne altri. Ne ho già diversi già iniziati o nel cassetto e sento che la mia missione in questa vita altro non è che unire le mie due passioni principali, scrittura e viaggi, e metterle al servizio del mondo.
Matteo
Un’ intervista scorrevole e ricca di tanti spunti interessanti. Faccio i miei complimenti ad entrambe!
Maricla
Ciao Matteo, sono Maricla, la ragazza dell’intervista. Grazie delle tue parole1 Se hai piacere di seguirmi sui social, ne sarei felice!