
Una delle esperienze più indimenticabili che ho fatto a Sumatra è stato l’incontro con gli oranghi che vivono nella giungla, ovvero i nostri comuni antenati dal pelo rossiccio. Ho avuto la fortuna di rivederli a distanza di qualche mese dal mio primo avvistamento in Borneo. È vero, il primo incontro è quello che non si scorda mai, però a Sumatra non solo ho visto gli oranghi da vicino, ma ho avuto modo di fare un trekking nella foresta pluviale, osservare le impronte di diversi animali, trovarmi all’improvviso una sanguisuga sulla mia gamba e per concludere, fare rafting lungo il fiume. Se siete amanti dell’avventura, questa grande isola fa al caso vostro.
Ma conosciamo meglio i nostri cari antenati!
GLI ORANGHI DI SUMATRA
Ci sono tre specie di orango: l’orango del Borneo (Pongo pygmaeus), l’orango di Sumatra (Pongo abelii) e l’orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis) che vive anch’esso a Sumatra. Nella lingua malese, la parola orangutan significa “uomo della foresta”, una definizione decisamente appropriata per questa specie che condivide oltre il 97% del nostro DNA e che con noi presenta delle somiglianze nei tratti comportamentali, come l’emozione e l’intelligenza. Sumatra è uno dei due principali habitat naturali (l’altro è il Borneo) dove vivono gli oranghi, i quali sono essenzialmente animali solitari che possono vivere fino a 40 anni in natura e, se cresciuti in cattività, anche più a lungo. I maschi adulti sono molto più grandi delle femmine: infatti il peso medio di queste ultime è di circa 40 kg quando raggiungono l’età adulta, mentre i maschi possono pesare il doppio. Il periodo di gestazione per gli oranghi è di circa otto mesi e mezzo. I neonati vengono svezzati quando hanno dai 3 ai 4 anni, ma passeranno altri 5 anni con la madre prima di acquisire le competenze e le conoscenze necessarie per sopravvivere autonomamente nella foresta. Trascorrono circa la metà della loro giornata a cercare cibo, infatti si nutrono di frutti selvatici come litchi, mangostani e fichi. Vivono la maggior parte delle loro vite in alto, sulle cime degli alberi su cui costruiscono dei nidi per dormire la notte e riposare durante il giorno. I loro corpi hanno una forza incredibile: grazie alle loro enormi braccia con dita allungate e anche ai loro piedi afferranti, sono in grado di muoversi tra le cime dei fusti, oscillare o arrampicarsi da un albero all’altro.


GLI ORANGHI: UNA SPECIE A RISCHIO
Per molti secoli, Sumatra era stata quasi totalmente ricoperta da una fitta foresta pluviale ed era (ed è ancora) la culla di molte belle creature come l’orango, le tigri, gli elefanti e i rinoceronti. All’inizio del XX secolo però, la giovane industria automobilistica richiedeva un’enorme quantità di gomma per produrre pneumatici. Così il governo olandese, leader coloniale di molte parti dell’Indonesia a quel tempo, in accordo con alcuni sultani che dominavano il Nord di Sumatra, diedero inizio al massiccio disboscamento della maggior parte della foresta pluviale intorno alla città di Medan, al fine di creare enormi piantagioni di alberi della gomma. Successivamente, molte coltivazioni di questo tipo vennero istituite intorno ad alcune aree settentrionali di Sumatra, come la piantagione creata nell’odierna zona di Bukit Lawang. Oggi, le piantagioni della gomma hanno ceduto il passo a quelle di olio di palma e purtroppo, né il governo olandese del tempo né quello successivo indonesiano, si sono preoccupati di preservare buona parte della fauna selvatica o della foresta pluviale stessa. Altre minacce per gli oranghi comprendono il bracconaggio e la conseguente uccisione per la loro preziosa carne selvatica e per il loro presunto valore medicinale come mezzo di protezione delle colture. Molti giovani esemplari vengono catturati e poi venduti illegalmente come animali domestici, tenuti prigionieri in condizioni spaventose, lontani da una vita in natura. Alcuni sono esportati illegalmente fuori dal paese e tenuti in giardini zoologici privati o sono usati come intrattenimento negli spettacoli circensi. Nel luglio 2016 la IUCN ha riclassificato lo status di orango del Borneo e di Sumatra in pericolo critico; ciò significa che sono sull’orlo dell’estinzione.
BUKIT LAWANG
Bukit Lawang è un villaggio fiabesco costruito lungo le rive del fiume Bahorok. Le piccole case sono collegate ai grandi ettari di giungla circostante tramite piccoli ponti che attraversano il fiume, nel quale non è raro vedere gente che lava i panni o che fa il bagno. Nel 1973 due zoologi svizzeri fondarono qui un centro di riabilitazione per gli oranghi. Sembra pazzesco, ma fino a non molto tempo fa questi primati erano usati illegalmente come animali domestici in tutta l’Indonesia! Il centro venne fondato proprio per reintrodurre questi nostri parenti nel loro habitat naturale e grazie ai finanziamenti del WWF e della Società Zoologica di Francoforte, la struttura venne costruita e completata non lontano dal vicino villaggio di Bohorok, per minimizzare il più possibile il contatto umano. Qui, i rangers insegnarono all’orango tutte le abilità essenziali per sopravvivere in natura e dopo un certo periodo di quarantena, al termine di un intensivo programma di familiarizzazione con la foresta pluviale, gli animali erano di nuovo in grado di vivere in natura. La possibilità di vedere da vicino gli oranghi ha attirato a Bukit Lawang sia i locali che i turisti internazionali. Oltre al centro di riabilitazione, a partire dalla fine degli anni ottanta, vennero organizzati i primi trekking nella giungla circostante. A quel tempo deve essere stata una vera e propria avventura per i turisti! Dall’inizio degli anni ’90 esiste la ITGA-HPI, l’Associazione Indonesiana Guide Turistiche che forma ed esamina tutte le guide che vogliono portare i turisti nella giungla. Il centro ha funzionato fino al 1995, quando i funzionari decisero che il sito di Bukit Lawang non era più adatto per il rilascio degli oranghi. Oggi, il Sumatran Orangutan Conservation Programme continua a salvare e rilasciare decine di oranghi e il suo centro è un ottimo luogo per vedere gli oranghi nella giungla o sulle piattaforme di alimentazione.



COME ARRIVARE A BUKIT LAWANG
- Dal lago Toba c’è un bus che parte ogni giorno alle 10 da Parapat al costo di 200000 IDR. La durata del viaggio è di 7 ore.
- Da Berastagi ci sono dei taxi condivisi che in 5 ore raggiungono Bukit Lawang al costo di 150000 IDR.
- Dall’aeroporto di Medan è possibile prendere un autobus per Binjai con la compagnia ALS al costo di 30.000 rupie e infine prendere un minibus per Bukit Lawang al costo di 20.000 rupie. Arriverete alla stazione degli autobus di Bukit Lawang che si trova a circa 2 km dagli alberghi e dal fiume.
- Dal centro di Medan Puoi prendere un autobus diretto per Bukit Lawang dalla stazione di Kampung Lalang. Il costo del viaggio è di 20.000 rupie.
QUANDO ANDARE
Il periodo migliore per visitare Bukit Lawang, è durante la stagione secca, che cade approssimativamente tra febbraio e ottobre.
SCEGLIERE LA GUIDA
Andare con una guida responsabile, informata ed attenta e che rispetti le norme di comportamento all’interno della giungla per un turismo responsabile. È importante non solo perché vi garantisce una bella esperienza nella giungla ma anche perché è anche essenziale per mantenere il turismo a Bukit Lawang in un’ottica ecosostenibile .Inoltre, per far sì che le guide rispettino la fauna selvatica, dovreste essere molto espliciti sul loro comportamento, se vedete qualcosa con cui non siete d’accordo, parlate e sensibilizzateli. È possibile segnalare un comportamento inappropriato all’Associazione delle guide indonesiane.
LE DIVERSE OPZIONI DI TREKKING
- 1 giorno di trekking: questa è l’opzione più economica e più breve, con una buona possibilità di vedere gli oranghi. Il costo è di circa 55 euro a persona.
- 2 giorni/una notte nella giungla: comprende due giornate di trekking nella giungla e una notte da passare a sentire tutte le sue vibrazioni. Buona possibilità di vedere animali. Il costo è di 90 euro a persona
- 3 giorni/2 notti: con questa scelata avrete un’ottima possibilità di vedere le 8 specie di primati che vivono nella giungla al costo di 120 euro a persona.
COSA PORTARE
- Scarpe da trekking
- Pantaloni lunghi e calzetti lunghi
- Una o due magliette di ricambio
- Giacca antipioggia e un maglione
- Infradito
- Asciugamano e costume
- Torcia frontale
- Repellente per insetti
- Carta igienica
- Crema solare
- Una bottiglia di acqua
- Macchina fotografica



REGOLE DA SEGUIRE
Ci sono alcuni semplici accorgimenti quando si fa un trekking nella giungla:
- Non avvicinatevi a più di dieci metri dagli oranghi.
- Non lasciare immondizie nella giungla.
- Rispettate gli animali, non parlate ad alta voce, non fumate e soprattutto non date loro da mangiare.
- Non andate nella giungla se siete malati, gli oranghi possono effettivamente prendere malattie umane che possono essere fatali, specialmente per i cuccioli.
- Non usate il flash per fare le fotografie.
Riducete al minimo l’uso di plastica mentre siete a Bukit Lawang e in generale durante il viaggio in Indonesia, un paese che ha un enorme problema di smaltimento dei rifiuti. Fate la vostra parte acquistando una bottiglia di acqua filtrata invece di prendere un numero infinito di bottiglie di plastica.
IL MIO TREKKING DI DUE GIORNI NELLA GIUNGLA
PRIMO GIORNO
Dopo essere arrivata Bukit Lawang ho deciso di fare il trekking con le guide di due giorni con una notte in mezzo alla giungla, alloggiando presso il Sam’s Bungalow. Così, dopo aver passato la notte in una confortevole camera ascoltando il fiume che scorreva fuori dalla mia finestra, mi sono svegliata ben riposata e pronta ad iniziare il trekking! È necessario raggiungere un numero minimo di tre ed un massimo di sette persone per poter fare l’escursione con la guida. La nostra prima tappa è stata in una piantagione di gomma e dopo aver camminato per alcuni minuti, abbiamo scorto un gruppo di scimmie Thomas. Non eravamo ancora entrati nel parco nazionale di Gunung Leuser che abbiamo notato un po’ di fruscio tra gli alberi; ci siamo avvicinati per guardare meglio e…Woooow! Abbiamo visto il nostro primo orango con l’emozione a mille! I sentieri vicino all’ingresso della foresta pluviale, generalmente, sono abbastanza percorribili ma da un certo punto in poi, diventano progressivamente più fangosi e radi. Non molto tempo dopo, ci siamo imbattuti in una piccola banda di oranghi che giravano tra gli alberi intorno a noi ma l’incontro più bello è stato con Mina, l’eroina della giungla. E’ un orango molto grande e anche molto aggressivo con gli umani, in quanto ha visto sua madre uccisa da un uomo. Non c’è niente di meglio che vedere animali nel loro habitat naturale perchè la giungla è la loro casa e noi siamo gli ospiti d’onore bensì degli intrusi che devono stare sempre molto attenti. Verso le quattro del pomeriggio, siamo arrivati al nostro bivacco per la notte nei pressi di un fiume. Il “campo” consiste in un capannone di cottura con due piccole strutture, uno per quattro tende e uno con due materassi matrimoniali, dove dormivamo. E’ inoltre possibile fare una nuotata rinfrescante nel fiume, cosa che io ho fatto prima di cenare in riva al fiume. La cena è stata qualcosa di incredibile! Abbiamo mangiato un ripieno di verdure e un gustoso curry, riso, tortino di patate e un po’ di tofu fritto e tempeh, un simposio selvaggio dove sia noi che le guide ci siamo letteralmente leccati le dita per poi addormentarmi al calare della notte.



SECONDO GIORNO
Ci siamo svegliati con il rumore del fiume alle prime luci dell’alba e dopo una deliziosa colazione data da frutti super deliziosi infatti ho assaggiato l’ananas più dolce che abbiamo mai mangiato, tanti frutti della passione con un contorno di clementine e banane poi abbiamo continuato con il trekking. La camminata del secondo giorno è molto più tranquilla rispetto a quella del giorno prima, la durata è di qualche ora. Tra vari sali e scendi abbiamo affrontato l’ultima discesa prima di trovarci di fronte al fiume. Da questo punto, il modo più alternativo ed emozionante per tornare a Bukit Lawang è fare rafting. La “zattera” sulla quale abbiamo navigato consisteva in un paio di camere d’aria riempite con delle reti. Le guide hanno navigato le rapide con lunghi bastoni e ci siamo divertiti molto sul fiume. Tutti i nostri zaini erano stati messi al sicuro in grandi sacchetti di plastica, quindi non c’era bisogno di preoccuparsi troppo per i vestiti e le cose elettriche. Il rafting ti dà anche la possibilità di vedere la giungla che hai appena vissuto da un altro punto di vista.




Leggi anche:
Marina Fiorenti
Complimenti per questo articolo super interessante, come sono sempre i tuoi, e complimenti per l’esperienza del trekking nella giungla!!! Anche io amo e pratico trekking, ma non so se mi sentirei di vivere un’avventura del genere, ti invidio un pò!
Eliana
Ecco questi sono i luoghi che vorrei visitare: sono anni che punto al safari per vedree i Gorilla in Uganda e non sapevo che anche a Sumatra si potessero fare trekking per osservare queste magnifiche creature! Ottime le regole che hai scritto, dobbiamo sempre ricordarci che l’ambiente è il loro e gli ospiti siamo noi. Spero che la reintroduzione in natura continui in altre zone di Sumatra anche se con i primati non è affatto facile.
Belavic
Che meraviglioso viaggio !!
Con i tuoi racconti anche a me sembra di vivere certe esperienze !!!!
Grazie !!!
Travel365
Avventura pazzesca Miry, bellissima… chissà che emozioni! Purtroppo anche il tema della tutela delle specie e degli habitat naturali andrebbe trattato con più attenzione e diffusione da parte di tutti, ma si sa, di fronte all’avanzata dell’industria, diventa una lotta tra Davide e Golia… E stato bello trovarti nel Best Travel Post di Aprile! 🙂